<$BlogRSDUrl$>

 

seistatotu

> un laboratorio teatrale molto creativo

> download area

mercoledì, ottobre 31, 2007

velocità superonirica 

Zigulì 3 Ottaggio 22050

Caro Zwab,
sono le 32,37 ma ti scrivo lo stesso.
Non riesco a prender sonno, quest'estate è veramente torrida, stamattina il termonetro già segnava 75 metri e mezzo qui a Roma.
Sono tutta un fremito!
E' vero dunque? Arriverai dopodomani con l'astrobus delle 27,10?!
Acciderboli, è ormai da un trimesanno che non ci vediamo.
Mi manchi sai?
Porto sempre la collana di zorbi e la tiara di firilli che mi comprasti
sul lungo Mekong, non la tolgo neanche per andare al letto!
Che vuoi che siano dieci punti di sutura il giorno dopo,
per te farei questo ed altro.
Mi chiedi della situazione politica?
Perché?
Hai paura che non ti rinnovino il visto?
Ieri sera il primo principe Berlischigno XXIII° de Moraes
Zombarubbaportaccasa ha dichiarato che le frontiere
saranno aperte i giorni dispari dalle 27,00 alle 27,15
non dovrebbero dunque esserci problemi.
Sì sì lo so che il Reuccio Zbyjgnev RutellosKyveltronio tre giorni
orsono dichiarò il contrario, ma la monarchia è volubile si sa!
Non temere mia gemma di particellamolecolare, finalmente
nessun impedimento al tuo arrivo.
Ma lo sai?
I nostri bambini Daitan, Zorbilgreco e Venusia non stanno più nella pelle...
Sì finalmente hanno deciso e l'hanno tolta.
Santa paletta era diventata così demodé ed io da mesanni glielo ripetevo!
Ma loro nulla, come sono diventate difficili queste nuove generazioni;
mai contenti e sempre pronti a remar contro.
Cos'altro dirti mio unico sufflato di poliuretano espanso...
che ti aspetto.

A prestissimo!
Che i miei baci ti arrivino alla velocità superonirica.
Buonanotte e sogni d'amiantolaminato!

Tua
Angela

P.S. Porteresti una cinquantina di olive ascolane se vi fermate all'Autogrill
Plutone/Roncobilaccio?
Sai che ne vado ghiotta! Grazie amoremio.

sabato, ottobre 27, 2007

Sogno o realtà 


Ciao,
non mi conosci, ma io ti vedo quasi tutte le mattine nel percorso metropolitano tra le stazioni di EUR Magliana e Termini.
La prima volta che ti ho visto ho notato con quando impegno e ostinazione riuscissi a leggere il tuo libro nonostante tutta quella calca. Ero curioso di sapere qual'era il libro che ti coivongeva tanto. Vabbè, non ti ho notato solo per quello .....
Poi sei diventata quasi una costante dei miei viaggi mattutini per raggiungere il lavoro. E da allora non faccio che pensarti. Anche a me piacciono molto i libri ed il genere che ti ho visto leggere finora mi piace. Ma ti piacciono anche le altre cose che piaciono a me? Perché sai, se cosi fosse, direi che assomigli molto alla donna dei miei sogni. Quella con la quale puoi discutere di tutto, a cui confidare i miei sogni, le miei aspirazioni. Quella che sta bene con i miei amici, che sappia tenermi testa, ma anche lasciarmi libero. E' così che ti immagino nella realtà.
Già, la realtà. Ma qual'è la realtà? Se ti vedo sulla banchina in attesa del treno faccio di tutto per salire sul tuo vagone. Ti guardo, ti parlo, ti racconto di me, immagino le tue risposte e tu continui a leggere e neanche mi guardi. Poi arriva la fermata e devo scendere. Pensi che dovrei smetterla con queste fantasie? Ti ho anche dato un nome, Federica.
Nei weekend mi tormento sempre con lo stesso pensiero: vincere la mia timidezza e provare a conoscerti realmente o lasciarti nel mio mondo immaginario?
Forse è meglio la seconda. Sai che delusione se non sei come ti penso!
Cosi ritorna un altro lunedi e ricomincio a sognare.

Daniele

venerdì, ottobre 26, 2007


Ciao Ari 

Ciao Ari,
come stai? Forse dovrei chiamarti con il tuo vero nome, o meglio il tuo nome per esteso… Aristodemo. Che nome!? Apparentemente complesso, ma in realtà semplice come semplice tu sei. E’ da un po’ che non ti si vede da queste parti. L’attesa che suscitavi, era tutta particolare, spesso accompagnata da leggende sul tuo conto. Quando torni? Non ricordo l’ultima volta che sei venuto, non ricordo a dir la verità neanche la prima, ma ricordo te.
La tua bici compariva all’improvviso, più o meno alla stessa ora, poco prima di pranzo. Noi voltavamo lo sguardo verso te, che ci accoglievi con un sorriso. Poi la corsa verso te, la corsa di piccole gambe saltellanti. Noi ti raggiungevamo, poi insieme ti seguivamo come in una processione festosa.
Io ti osservavo. Per me eri e sei un piccolo eroe, che porta con sé sogni e novità. La tua borsa di pelle piena di rughe, le stesse profonde rughe del tuo collo, quanta frutta e quanta verdura ha trasportato la tua borsa, quanto freddo, quante intemperie e quanto caldo ha sopportato la tua pelle? Perché sai me lo ricordo, tu hai fatto la grande guerra.
Ti vedo ancora, mentre ci osservi divertito, mentre sbirciamo nella tua borsa. Chissà quale novità, quali misteri vi saranno nascosti. Ci racconti qualche aneddoto, mentre vendi frutta e verdura. Mia madre e le altre madri comprano cose buone, la tua bilancia pesa velocemente, la osservo, è ferrosa, arrugginita, ma svolge bene il suo lavoro.
La festa dura poco, tu saluti con garbo tutti, dal primo all’ultimo bambino, saluti le mamme e vai via in sella alla tua bici.
Caro Ari, è da un po’ che non ci vediamo, vorrei chiederti una cortesia. Se puoi vieni a trovarmi, porta con te la tua borsa, la tua bici, la tua bilancia, le tue rughe del collo, il tuo sorriso. Ho desiderio di ascoltarti, di rivivere il senso di gioiosa attesa.
Raccontami cose nuove.
Ti verrò incontro come sempre, con gambe non più piccole, ma con lo stesso sguardo curioso.
Ti voglio bene, piccolo grande eroe.

Luca

giovedì, ottobre 25, 2007

Figlio che non ho 


Figlio mio,
figlio che non ho, figlio mai desiderato, mai voluto, mai nato; figlio vivo solo nei miei pensieri, cresciuto nella memoria, nei falsi ricordi inventati.
Figlio a cui ho negato la vita; figlio senz'anima, senza carne; bianca presenza senza volto. Compari ogni notte nei miei sogni e respiri nella mia mente ogni mattino quando, al risveglio cedo al senso di colpa per averti negato la luce.
E piango. Dio quanto piango per te. Per te che non ci sei e mai ci sei stato.
Figlio del senso di colpa di una madre troppo giovane. Di una madre ingrata. Figlio della giovinezza e dell'incoscienza.
Figlio delle lacrime mute.
Ti sento assente in me; un vuoto nella pancia. Mai ho potuto sentirti vivo dentro il mio corpo, nelle mie viscere bambine.
Bambino mio, bambino invisibile di una bambina. Mai ho potuto crescerti e nutrirti dentro di me. Mai l'ho voluto.
Figlio dell'errore.
Figlio di uno sbaglio, figlio dell'attimo, figlio della notte giovane.
Figlio rubato all'amore distratto, figlio di un amore ingenuo;
Mio piccolo bambino rinnegato, rimproverato, pianto, rimpianto.
Figlio dell'anima morta.
Figlio mio senza nome, senza giochi e campanelli, senza giorni, senza madre.
Mia dolce imperdonabile distrazione, sgretola il mio cuore che senza te sento ormai vuoto, che senza te sta morendo.
Perdonami mio bambino inesistente, ti sento piangere nella mia testa; vagiti silenziosi e laceranti.
Ed a te, solo a te, il mio cuore implora perdono.

Sara.
http://lunaditogni.spaces.live.com/

mercoledì, ottobre 24, 2007

Lettera 

Caro,
volevo sentirti, come sempre, un po’ più vicino. Prendere un foglio e una penna a volte è più difficile che telefonare. Le parole dette si ascoltano e passano, mentre quelle scritte si leggono, si assaporano e si rileggono fino a trasformare, con lo sguardo, l’inchiostro consunto nei tratti della persona che lo ha utilizzato.
Mi sei mancato molto, da sempre, da quando i miei giochi in solitaria si riempivano di fiabe e la mia immaginazione correva verso luoghi senza tempo.
Mi sei mancato quando ho mosso i primi passi, quando ho sillabato le mie prime parole, quando la commissione si è alzata in piedi per la lode.
Mi sei mancato quando mamma è stata male, e anche adesso che ogni giorno ognuno dei due ha bisogno di un’analisi o di una cura.
Mi sei mancato quando non ho più respiro dal ridere, e quando non ho più lacrime dal piangere.
Avrei voluto donarti metà delle mie gioie e dell’amore che mi ha avvolto, per sentirmi abbracciata e unita a te anche quando si precipita nel buio.
Nessun amico ti può sostituire, perché non ha lo stesso sangue e le stesse radici.
Avremmo potuto anche litigare, non parlarci, ma sono sicura che ci saremmo amati…
…ed è per questo che ti prometto che se mai potrò scegliere e provare, farò in modo di non avere un figlio unico, ma almeno due fratelli che si rispecchiano uno negli occhi dell’altro…
Stammi bene, fratello mio………..
Marina

p.s. non ritrovo quella originale di lunedì e l'ho riscritta...è venuta più breve, manca l'atmosfera della canzoni new age di Sergio!!!!

Ri-nascita 

Va bene, non potevo che essere io a far rinascere il blog...ma ora dobbiamo postare, altrimenti chi me lo ha fatto fare?
Marina

ShinyStat This page is powered by Blogger. Isn't yours?

parole a memoria